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Programmazione Neuro Linguistica
di Adriano Bilardi e Attilio Maria Scarponi

La Programmazione Neurolinguistica, solitamente detta in maniera abbreviata PNL, è nata dal felice incontro di due intelligenze davvero perspicaci, uniche ed eccezionali, quella di John Grinder, professore di linguistica, e di un suo allievo, Richard Bandler, studente di matematica e d’informatica. Questi due geniali autori, attraverso l’osservazione acuta dell’operato di alcuni psicoterapeuti di successo dell’epoca (Milton Erickson, Fritz Perls e Virginia Satir) ed un’altrettanto acuta sintesi delle conoscenze scientifiche di vari campi apparentemente distanti fra loro - come l’informatica, la cibernetica e la linguistica – hanno cominciato a supporre che il comportamento degli umani, per quanto differenziato e talvolta bizzarro possa a prima vista apparire, ha una sua struttura ed è retto da regole che, se conosciute, possono essere utilmente utilizzate per migliorare la qualità della vita di ciascuno. E questa struttura è osservabile anche in quel particolare comportamento umano retto da regole che è il linguaggio, come avevano notato Chomsky e gli altri scienziati che avevano studiato i linguaggi e proposto il modello della “grammatica trasformazionale”. Il cuore della PNL è l’affermazione che il comportamento umano è “organizzato per programmi”, cioè ha una struttura, ed è controllato dal sistema neurale (del quale i cinque sensi sono i sistemi sensoriali alla base della percezione) attraverso la “trasduzione” dell’informazione che l’organismo riceve dall’interno di sé e dal mondo esterno. L’interazione di un essere vivente con il resto del mondo è un processo di comunicazione che, fra gli umani, è mediata dal linguaggio e quindi anche attraverso il linguaggio, sia quello esterno che quello interno, avviene la programmazione delle funzioni neurali dell’individuo e cioè dei modi in cui egli risponde agli stimoli, ossia “si comporta” con tutto il suo essere fisico, mentale e spirituale. Dall’osservazione dei comportamenti esteriori (movimenti oculari, gesti, posture, respirazione, lessico, tono e velocità del parlato, ecc.) è quindi possibile risalire ai processi mentali di ciò che accade dentro di noi, ovvero ai programmi comportamentali in atto, anche se, naturalmente, ci rimangono ignoti i contenuti del pensiero, a meno che non siano riferiti dal soggetto, e soltanto nel modo e nella misura in cui il soggetto può e vuole riferirli. Infatti, il più delle volte e per la maggior parte, i contenuti dei nostri processi mentali, così come, si badi bene, i processi mentali medesimi, sono fuori della nostra consapevolezza, ovvero sono inconsci. E proprio qui sta l’intuizione degli Autori della PNL! Per cambiare un comportamento, ovvero il risultato di un processo, non è necessario conoscerne i contenuti simbolici che sono processati. È sufficiente - per usare una terminologia presa a prestito dall’informatica - conoscere il listato d’istruzioni del programma sottostante quel processo e sapere come modificarlo per ottenere un comportamento diverso in tutte le circostanze in cui il soggetto utilizzerà quel programma. Ma che cos’è, in questo contesto, un “programma”? È il risultato di un apprendimento di strategie comportamentali rivelatesi efficaci in esperienze passate. Quando però le medesime strategie continuano ad essere applicate in contesti diversi, a causa di un’errata categorizzazione e rappresentazione dell’esperienza, i risultati possono essere catastrofici in termini di salvaguardia del benessere psico-fisico della persona. In tal caso, il Programmatore neurolinguista operatore del cambiamento ha a sua disposizione tutto un nutrito set di “tecniche” per aiutare il soggetto ad effettuare un nuovo apprendimento, una nuova categorizzazione, nuove distinzioni e nuove generalizzazioni che hanno come risultato la ristrutturazione dell’esperienza soggettiva della persona e l’acquisizione conseguente di nuove abilità di risposta nei contesti appropriati. Il soggetto amplia così il bagaglio delle sue strategie di risposta di fronte alle nuove esperienze della vita, che d’ora in poi sarà per lui più ricca e soddisfacente. La conoscenza può avere una funzione “etica”, nel senso che può essere messa al servizio del nostro comportamento, e può essere “ecologica”, nel senso che può essere rispettosa degli equilibri ambientali ed integrata in essi. Questo è sicuramente vero per la PNL. Conoscere i meccanismi, i processi, la struttura dell’esperienza soggettiva umana, ci pone nella condizione di agire nel mondo in modo più efficace e più rispettoso verso gli altri, incrementando le nostre abilità comunicative ed empatiche, e migliorando, quindi, la nostra intelligenza emotiva. Per questo motivo, le scoperte della PNL sono utili non solo nella psicoterapia, ma anche nella vendita, nella formazione, nella negoziazione ed in generale in tutte le circostanze nelle quali c’è comunicazione fra le persone. Tuttavia, affinché la conoscenza si trasformi in abilità e competenze, ed affinché queste diventino un “modo di essere e di agire spontaneo”, di modo che l’attenzione non debba più rivolgersi ad esse coscientemente e sia libera di concentrarsi sui “contenuti” delle interazioni, cioè della comunicazione, è necessario che i nuovi apprendimenti vengano sperimentati ed assimilati, fino al punto di sostituire le vecchie abitudini. Per questo motivo, nessun libro, nessun trattato possono promettere di insegnare ciò che solo l’esperienza del “fare” attraverso l’esempio del maestro, e sotto la sua supervisione, il suo feedback di rinforzo o di correzione, può permettere di apprendere.

Acquisizione di un Atteggiamento Mentale Positivo- La costruzione della Mappa del Mondo
Una premessa indispensabile del percorso che stiamo avviando è che le nostre percezioni sono mediate dalla nostra struttura di pensiero, in particolare da quella logica che le organizza, costruendo un mondo ben ordinato (più o meno) dal caos delle percezioni. Per tale ragione vi è una diffusa consapevolezza nella storia del pensiero della differenza tra il mondo in sé e la conoscenza che ne abbiamo; noi quindi non operiamo direttamente sul mondo, piuttosto ciascuno di noi si crea una Mappa la cui funzione non è quella di conoscere il Mondo, scopo che ci è precluso, quanto piuttosto di fornirci uno strumento attraverso il quale orientarci nella realtà. Tutti abbiamo le nostre esperienze, ognuno le ha diverse dagli altri e pertanto nel crearci una Mappa del mondo ciascuno costruisce una propria mappa che in parte differisce dalle altre; una Mappa non è il territorio, serve solo ad orientarsi, se è ben fatta sarà una buona Mappa e sarà utile.

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I Filtri della Percezione
I nostri sensi non sono solo recettori passivi di informazioni, al contrario essi le selezionano, lasciando filtrare solo una minima parte degli stimoli sensoriali che riceviamo. Il sistema nervoso, geneticamente determinato sin dal principio, è il primo dei filtri della nostra percezione e quindi il primo degli elementi che concorre a far sì che la nostra Mappa del Mondo sia differente dalla realtà. Un altro filtro della nostra percezione è quello sociale, cioè culturale, soprattutto quel particolare filtro sociale detto Linguaggio. Qualunque descrizione facciamo, ad alta voce o tra noi e noi, la esprimiamo col linguaggio; qualunque distinzione operiamo per rappresentarla e rappresentarcela abbiamo bisogno del linguaggio. La ricchezza e varietà di parole e di sfumature di un linguaggio è un altro filtro, assai potente e quasi sempre inconscio, della nostra rappresentazione. La terza classe di filtri è di tipo individuale. Le parole che usiamo hanno il particolare significato dell’esperienza loro collegata. Per chi ha rischiato di annegare, la parola mare ha significato del tutto diverso che per chi si è sempre piacevolmente goduto il sole d’estate. Poiché nessuno ha le stesse esperienze degli altri è evidente che ciascuna Mappa differirà dalle altre anche sotto questo profilo.

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PNL e Mappa del Mondo
Sulla base di queste brevi considerazioni potrebbe sembrare che gli Esseri Umani abbiano scarse possibilità di intendersi tra loro ed in effetti ci sono situazioni in cui accade che persone che usano persino le stesse parole in realtà non riescono a capirsi. In altre situazioni può accadere di osservare che gli esseri umani sembrano operare per danneggiare se stessi, come fossero folli; in realtà è solo il modello del Mondo, la loro Mappa, ad essere difettosa in quelle parti. Eliminando i casi di reale e comprovato problema neurale, negli altri casi questi difetti vanno fatti risalire a come l’informazione viene codificata e trasmessa dal linguaggio, nel percorso che gli stimoli sensoriali compiono dalla fase di ricevimento a quella di strutturazione logica e manifestazione nel comportamento verbale o non verbale. I meccanismi di modifica che operano in questo processo sono fondamentalmente tre: la generalizzazione, la cancellazione, la deformazione. Nella generalizzazione si attribuiscono a tutti le conclusioni che si traggono da una esperienza: "la gente è cattiva, mi odia". Nella cancellazione, si sopprime una parte del messaggio, limitando le proprie scelte: "se fossi rispettoso ti comporteresti meglio" (rispettoso rispetto a quale parametro, verso chi?) Nella deformazione si cambia il significato di una parte del discorso per non dover rivedere un proprio atteggiamento inconscio: "ha detto che mi ama, chissà cosa vuole da me". Tutti e tre i meccanismi operano costantemente e sono all’origine del successo e dell’insuccesso, della salute e della sofferenza psico-fisica. La PNL si propone come Metamodello, ossia un modello esplicito di come costruire modelli che liberino le persone dalla sofferenza generata da una Mappa del mondo difettosa, che ha ridotto e riduce sempre di più la loro libertà di scelta. Che sia a supporto della Psicoterapia o della comunicazione efficace, la PNL è un potente strumento per costruire o riparare i nostri difettosi modelli del mondo contribuendo a migliorare la qualità delle nostre rappresentazioni, delle nostre relazioni sociali e ad aumentare le nostre possibilità di scelta.

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Valori e convinzioni
I valori sono intimamente associati con ciò che per una persona è prezioso o desiderabile. I valori sono creati dall’esperienza della persona in seno alla famiglia, innanzitutto, ma anche nelle varie istituzioni sociali come la scuola o la Chiesa; dipendono inoltre dal luogo dove si vive, la sua cultura, gli amici o le persone che frequentiamo. Essi ci indirizzano verso qualcosa o ci spingono via da qualcosa (Metaprogrammi) ed hanno a che vedere col “perché”, costituendo le motivazioni più profonde dell’agire e perseverare. Per tale ragione i valori vanno al di là di pensieri specifici e servono a spingere verso comportamenti o ad inibirli, insomma ci motivano a fare quello che facciamo o a pensare quello che pensiamo. Hanno una grande importanza perché la motivazione determina il grado di risorse interiori che siamo disposti a mobilitare in per un progetto, una causa un obiettivo comunque collegato ai nostri valori. Per conoscere i valori di qualcuno si può domandare: qual è la cosa più importante per te? Oppure: che cosa ti motiva, che cosa ti spinge ad agire? I valori sono strutture molto profonde, astratte e soggettive e sono collegati alle Convinzioni, che si situano sullo stesso piano nel modello dei livelli di processo mentale. Le Convinzioni sono strutture cognitive che danno ai Valori il collegamento con l’esperienza reale, sono giudizi e valutazioni che emettiamo su quanto ci circonda, manifestando così in una forma più concreta i nostri valori. Per esempio la famiglia è un valore e nella realtà pratica questo vuol dire credere di dover cenare insieme la sera, festeggiare i compleanni o il Natale insieme ecc. Spesso come abbiamo visto un Valore trascina con se un gruppo di Convinzioni. Valori e Convinzioni hanno quindi una grande influenza sulle nostre capacità e sono legati alla nostra “Mappa del Mondo". Prima di Colombo si credeva che il mare Oceano fosse impossibile da traversare, ma Colombo ce la fece perché nella sua Mappa del Mondo era addirittura più piccolo di quanto sia nella realtà. E’ facile intendere la grande importanza pratica delle Convinzioni ma va tenuto conto che Valori e Convinzioni organizzano altri aspetti della nostra vita psichica. Se, per esempio, le nostre Convinzioni intorno ad un valore si modificano per qualche motivo, ne può nascere un conflitto interiore che può generare disagio, frustrazione o conseguenze ancora più gravi sulla nostra salute mentale. E’ quanto accade spesso di fronte ai cambiamenti sociali o culturali: i valori tradizionali mal si conciliano con le nuove Convinzioni, generando talvolta fughe dalla realtà, nell’alcool o nella droga e simili. Un’altra area di conflitto nasce da una scarsa chiarezza sulla nostra gerarchia di Valori, specie di fronte ad un impegno, una sfida nuova un problema affettivo serio. Un buon Counselor o, meglio, un buon Coach fornisce alla persona che soffre per il problema (pensiamo ai drammi familiari o a problemi di fumo, peso, che talvolta hanno gravi conseguenze sulla salute) l’assistenza indispensabile per uscirne.

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Processo di trasformazione profonda
(alla scoperta dei Nuclei profondi del Sé)
Il processo di “Trasformazione profonda” (messo a punto da Connirae e Tamara Andreas), genera potenti stati di trasformazione della coscienza, definiti “Stati Profondi” o “Nuclei profondi del Sé”. Spesso si ritiene, erroneamente, che basti capire bene il problema, la sua origine, la sua storia, affinché il problema scompaia. Invece, l’esperienza comune c’insegna che purtroppo non basta una comprensione a livello cognitivo, logico, razionale del problema e della sua soluzione per ottenere il cambiamento. Attraverso il processo di Trasformazione profonda, ci si allea con la parte di se stessi che sostiene il comportamento o il pensiero o l’emozione problematici, lasciandoci guidare fino a raggiungere il luogo interiore della nostra psiche dove i problemi si riveleranno per quello che sono: semplici illusioni. Infatti, ogni essere vivente ha sempre dentro di sé, fino alla morte, le risorse necessarie per affrontare ogni situazione di fronte alla quale può trovarsi durante la vita. La filosofia del “pensiero positivo” invita a superare le limitazioni con la semplice forza della volontà, forzandoci a sentire ed agire in modo diverso, o, nelle tecniche “direttive”, ripetendoci all’infinito i “proponimenti” che dovrebbero trasformarci. In questo modo, però, ci rivolgiamo a noi stessi dall’esterno. Agiamo sul sintomo e non arriviamo al cuore del motore, dove il problema sorge e si sviluppa, manifestandosi nel sintomo. Il Processo di Trasformazione profonda, invece, agisce dall’interno e, attraverso una serie di semplici esercizi graduali, noi arriviamo a cambiare spontaneamente e rapidamente gli atteggiamenti, i sentimenti e le reazioni indesiderati, provando nello stesso tempo un senso crescente d’appagamento, e impariamo a sviluppare e mantenere un senso interiore di benessere e d’integrità. Ognuno di noi ha delle limitazioni personali che, per quanto ci sforziamo, non riusciamo a superare. Spesso, allora, ci allontaniamo dalle parti di noi stessi che non ci piacciono. Cerchiamo di allontanare i sentimenti che non vogliamo avere. Ci sforziamo di pensare “positivamente” e di scacciare i pensieri negativi. Tutto questo può anche funzionare per un po’, ma il prezzo da pagare è un forte e costante investimento d’energia psichica per tenere eretta la barriera che ci deve difendere da noi stessi, rigettando gli assalti che la nostra parte ignorata e rifiutata continua a sferrare nel tentativo di fare emergere le proprie istanze. Invece, la via per arrivare ad attingere l’energia dalla nostra sorgente interiore passa attraverso le nostre limitazioni. Il processo di Trasformazione profonda aiuta ad usare le limitazioni come modo per svelare e liberare un intimo senso di sé, attraverso un’esperienza che è un’intensa e piacevole immersione dentro di noi, fino al raggiungimento dei nuclei profondi del nostro sé. Non si tratta di imporre a se stessi un’ennesima serie di norme inderogabili secondo le quali la persona “illuminata” si comporta, o di imparare a pensare a noi stessi “positivamente”. Quello che succede è che si comincia a vivere sempre di più partendo dal proprio nucleo profondo, dal proprio centro naturale, scoprendo una saggezza ed una verità già esistenti in noi. Questo nucleo profondo del sé è un concetto ben conosciuto dalla psicologia, anche se spesso chiamato con altri nomi: essenza, pieno potenziale, auto-realizzazione, vero sé, anima, ecc. Possiamo affermare che stiamo agendo dal nostro sé profondo quando:
 - siamo consapevoli di chi siamo, della nostra identità;
 - proviamo un senso d’integrità, pace interiore, benessere, amore;
 - siamo pienamente centrati nel nostro corpo;
 - siamo pienamente consapevoli del nostro corpo e delle nostre emozioni;
 - sappiamo cosa vogliamo;
 - ci comportiamo in linea con i nostri valori;
 - agiamo nei nostri interessi rispettando gli altri;
 - abbiamo un senso positivo di noi stessi;
 - abbiamo una sensazione di libertà di scelta in merito a come ci sentiamo e a cosa facciamo.
 Il processo di trasformazione profonda aiuta a scoprire le proprie qualità interiori, che emergono da quelli che pensiamo essere i nostri peggiori difetti. La maggior parte dei comportamenti che avvengono inconsapevolmente è auspicabile e adeguata. Tuttavia, alcuni comportamenti sono autolesionistici o inutili. È importante rendersi conto che anche i comportamenti autolesionistici, che adesso non tolleriamo, avevano la loro utilità, quando li abbiamo imparati. All’inizio rappresentavano la migliore scelta che una parte di noi avesse per cercare di conseguire uno scopo utile. Sebbene ogni comportamento, sentimento o reazione al di fuori del nostro controllo conscio sia generato e sostenuto da una parte inconscia di noi, ciò non vuol dire che dobbiamo considerare letteralmente separate le parti di noi che si agitano all’interno. Tuttavia, è molto utile pensare a noi stessi in termini di parti perché questo ci aiuta a raggiungere nuove scelte. Riconoscere e lavorare con le parti ci permette di essere interi. Se, invece, cerchiamo di ignorare queste esperienze e di pensare positivamente o superare un comportamento, un pensiero o un sentimento indesiderato con la forza di volontà, entriamo in conflitto con noi stessi. Ogni nostro comportamento, sentimento o reazione ha un obiettivo positivo. Di solito, però, invece di cercare di scoprire l’obiettivo positivo di ogni parte, combattiamo le abitudini e le tendenze indesiderate. Molti approcci all’evoluzione personale e all’auto-aiuto incoraggiano ad usare l’autocontrollo e la forza di volontà per superare le debolezza personali e sconfiggere un supposto “nemico interno”. Ammesso di riuscirci, avremmo sconfitto una parte di noi. Con il Processo di Trasformazione profonda tutte le nostre parti vincono perché scopriamo gli scopi positivi più reconditi che le nostre parti perseguono ed in tal modo le trasformiamo in “alleati interni”. In questo modo, raggiungiamo una maggiore integrazione interiore fra i nostri pensieri, i sentimenti e le azioni. Essi diventano armonici e si sostengono e rinforzano l’un l’altro. Di solito consideriamo come un “problema” le parti inconsce di noi che controllano i comportamenti, i sentimenti e le reazioni indesiderati. Quando siamo critici con noi stessi, creiamo una cattiva relazione con le parti che sostengono i comportamenti che non ci piacciono, dando origine a disarmonia interna. Il primo passo per comunicare con le parti consiste nell’imparare ad apprezzarle per i risultati positivi che vogliono ottenere per noi. Succede la stessa cosa anche nei rapporti fra le persone. Quando troviamo un terreno comune con il nostro interlocutore, è più facile trattare con lui, considerarlo amico o alleato. Quasi sempre il primo obiettivo delle parti è qualcosa che esse vogliono dall’esterno: protezione, sicurezza, successo, rispetto, approvazione, amore, ecc. Investigando più approfonditamente, però, si scopre che tutte le parti ad un certo punto passano dalla richiesta di qualcosa di esterno all’esigenza di un “intimo stato di sensazione interiore”. La gente descrive questi “stati profondi” in molti modi. Uno “stato profondo” è il livello più interiore di ciò che le parti vogliono per noi. Solo che le nostre parti cercano di raggiungere questi stati profondi attraverso i nostri comportamenti, sentimenti e reazioni indesiderati. Ciò, beninteso, non è il frutto di una decisione consapevole, ma un apprendimento che si manifesta inconsciamente, di solito e più probabilmente, nell’infanzia. Nelle verbalizzazioni, le persone identificano lo “stato profondo” perseguito da una propria parte attraverso le più svariate definizioni. Le parole non sono altro che etichette per le esperienze, le quali sono uniche ed irripetibili per ciascuno di noi. Vi sono, tuttavia, alcuni criteri che ci consentono di sapere se abbiamo raggiunto uno ‘stato profondo’:
 - è sempre uno stato dell’essere che promana dall’interno, e non una dimensione del fare, dell’avere, del conoscere;
 - non dipende dagli altri o da cose al di fuori di noi;
 - è uno stato duraturo che può essere presente in qualsiasi momento, a prescindere dagli accadimenti della vita e dai nostri umori;
 - non è riflessivo;
 - non si tratta di un’emozione specifica;
 - quando viene sperimentato, la persona ha la netta sensazione di essersi imbattuta in qualcosa di molto intenso ed importante;
 - quando si raggiunge uno stato profondo, non si riesce ad andare oltre e si cominciano a descrivere le conseguenza dell’avere lo stato profondo;
 - avvengono nella persona evidenti cambiamenti fisici, come il rilassamento, cambiamenti del colorito della pelle, cambiamenti della respirazione, ecc.
 Anche se l’esperienza dello stato profondo è un’esperienza soggettiva, unica per ciascuna persona, ciò non di meno, si sono potute individuare cinque “etichette” sotto le quali possono essere compresi gli stati profondi che emergono dal processo di trasformazione profonda:
 - essere (presenza, flusso, benessere, totalità);
 - pace interiore (calma, tranquillità, sicurezza);
 - amore (incondizionato e neutrale);
 - star bene (senza giudicarsi, armonia, senso di valore);
 - unicità (integrazione, nirvana).
 Noi, normalmente, non abbiamo accesso diretto ed immediato a questi stati profondi e li sperimentiamo solo occasionalmente. Il processo di Trasformazione profonda ci dà l’esperienza diretta e immediata degli stati profondi. Il cammino comincia proprio dalla “bruttezza interiore”, dalle nostre qualità che meno ci piacciono: quei comportamenti, quei pensieri, quei sentimenti e quelle reazioni che consideriamo limitazioni o problemi. Attraverso il processo di Trasformazione profonda scopriamo che la consapevolezza dei nostri Nuclei profondi del Sé può trasformare la nostra esperienza quotidiana e la qualità della nostra vita.

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Valori e convinzioni funzionali al miglioramento del Sé
Robert Dilts, circa quindici anni fa scriveva (“Belief”, Metamorphus Press, Portland, ed. it.1998): “ho cominciato ad esplorare per la prima volta in modo serio i processi relativi al cambiamento delle convinzioni quando mia madre ebbe una recidiva di tumore al seno nel 1982, con metastasi diffuse e poche speranze di guarigione. Aiutandola nel suo drammatico ed eroico cammino di guarigione, ebbi l’occasione di conoscere profondamente gli effetti delle convinzioni sulla salute delle persone e sugli altri livelli di cambiamento che un completo e persistente mutamento comportamentale implica.….la sua salute migliorò in modo spettacolare e decise di non intraprendere la chemioterapia, radioterapia o qualsiasi altro trattamento convenzionale. Nel momento in cui scrivo (sette anni dopo) mia madre gode di una salute eccellente…..”.
 
Quindici anni dopo queste parole di Robert Dilts non solo sono ancora valide ma hanno trovato conferma in innumerevoli studi tanto che si è sviluppata una vera e propria disciplina, la Psicobiologia, che indaga ed approfondisce quest’area del sapere. Questo modello del cambiamento, fondato sulle convinzioni ed i valori, trova applicazione in altri campi, oltre quello della salute e della psicoterapia, tanto da diventare uno degli strumenti principali di ogni buon Counselor o Coach, ma a livelli elementari può essere provato da ciascuno su se stesso. Il modello è molto semplice concettualmente e assai complesso nell’agire pratico. Chiamiamo “stato attuale”, lo stato in cui esiste un problema che vorremmo affrontare. Chiamiamo “stato desiderato” lo stato in cui vorremmo trovarci. Per passare dall’una all'altra condizione occorrono evidentemente delle risorse, che in genere abbiamo disponibili dentro di noi.
Pensiamo a chi vuole dimagrire o smettere di fumare. Ha certamente la volontà - anche chi pensa di non averla - per mettersi a dieta, fare più movimento ecc., tutte le cose che i medici consigliano. Il punto è che però quasi mai si ottiene un risultato. Almeno un risultato duraturo. Perché? Cosa c’è che non va? Quello che non va è il nostro sistema di Convinzioni e Valori, che è allineato diversamente. Se vogliamo fare la dieta ma siamo convinti che mangiare è il principale piacere della nostra vita, o quasi, se ci sentiamo soddisfatti solo quando ci sentiamo lo stomaco ben pieno, se una festa non è una festa senza una bella mangiata e bevuta, allora sarà ben difficile cambiare, senza affrontare queste “Convinzioni Limitanti”. Il punto è quindi che oltre le risorse, da utilizzare in positivo, abbiamo bisogno di eliminare le interferenze, tra le quali ci sono anche, ma non solo, le convinzioni limitanti. Bisogna quindi che tu voglia cambiare, sappia come farlo e ti conceda l’opportunità di farlo. Ma - si potrebbe obiettare - potrei non avere le risorse per eliminare le interferenze. Questo non è vero: tutti abbiamo, dentro di noi, tutte le risorse di cui abbiamo bisogno per risolvere i nostri problemi. Occorre solo che ne prendiamo coscienza e impariamo ad utilizzarle. A seconda che si decida o meno di affrontare una terapia o un processo di Counseling o un cambiamento meno impegnativo (naturalmente ciò dipende dallo spessore del problema da affrontare) le problematiche si presenteranno in maniera diversa. In ogni caso sarà fondamentale affrontare alcuni passaggi. Gerarchia dei valori: ognuno di noi assegna ai propri valori un ordine di priorità, ordine in base al quale decide cosa fare in una certa situazione. Quindi una gerarchia dei valori non è altro che l’ordine gerarchico che assegniamo ad un certo valore nella nostra vita. Chi assegna al successo a tutti i costi la priorità numero uno, trascurerà la salute, magari la famiglia o chissà che altro pur di inseguirlo, nella speranza di raggiungerlo. Può darsi che questa persona abbia un problema di salute (c’è un’infinità di libri sulla riscoperta della famiglia e della salute da parte di manager di successo dopo un infarto o simili) e sia costretto a cambiare la priorità dei valori. Fortunatamente non sempre è necessario utilizzare eventi tanto traumatici per cambiare. Si possono ristrutturare i propri valori grazie ad un appropriato esame, che aiuti a ristrutturare la gerarchia che, quasi sempre, è stata costruita senza averne consapevolezza.
 Fate questo semplice esercizio:
 Prendete in esame un valore che desiderate rafforzare.
 Domandatevi che cosa è importante per voi stessi.
 Interrogatevi su qual è il collegamento tra ciò che per voi è importante e quel valore.
 Potreste scoprire che in realtà è più avanti o indietro, nella vostra gerarchia dei valori, di quanto credevate. Se verificate che la vostra gerarchia dei valori non è funzionale o comunque è all’origine del problema che desiderate affrontare, allora sarà necessario avviare un processo di revisione dei valori. Costruire un sistema di valori coerente è indispensabile per rafforzare l’impegno e la motivazione. Anche le organizzazioni traggono giovamento da un sistema di valori coerente e condiviso. L’allineamento tra Vision, Mission, strategie e comportamenti è fondamentale per costruire team efficaci e persone motivate; senza l’allineamento è impossibile creare spirito di squadra. Ma, anche se le persone sono disponibili a cambiare il loro sistema o la loro gerarchia dei valori, spesso credono che sarà comunque impossibile realizzare il risultato che desiderano. In questo caso sono le loro convinzioni a limitarli, e occorre in tal caso aiutarli a prendere in considerazione un’altra posizione percettiva, un altro punto di vista e comportarsi “come se”. Un altro strumento, anzi il più importante, è la ristrutturazione: si può cambiare il significato o il contesto della convinzione In “Change”, di Watzlawick, Weakland e Fisch (ed. it. 1974) è riportato un simpatico e istruttivo esempio di ristrutturazione. Il comandante di un distaccamento dell’esercito ha l’ordine di far sgombrare una piazza durante una sommossa. Temendo un bagno di sangue, si rivolge così alla folla: ”Signore e Signori, ho l’ordine di sgombrare la piazza dalla ”canaille” (siamo a Parigi, nell’800). Vedo però moltissimi cittadini onesti, che invito ad andarsene per essere certo di far fuoco solo sulla “canaille”. In men che non si dica, la piazza si vuotò in silenzio. Ristrutturare il significato delle parole, creare nuove catene di convinzioni, a sostegno dei valori che realmente vogliamo rafforzare, in ultima analisi ”chiarirci le idee” su quali realmente sono i valori più importanti e quali convinzioni sono ad essi associati, è uno strumento formidabile per migliorare la vita delle persone e delle organizzazioni.

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L'ipnosi
Associata in passato alla magia, L’Ipnosi è oggi una disciplina scientifica utilizzata in tutti i campi della comunicazione e della terapia, grazie anche all’opera di grandi maestri, come lo psichiatra americano Milton Erikson. Specialmente in terapia la strategia Eriksoniana favorisce la ricerca delle proprie risorse e dunque, di fatto, la propria autoguarigione, con risultati spesso spettacolari: ansie, fobie, attacchi di panico, ma anche il controllo del peso, lo smettere di fumare e praticamente ogni disturbo del comportamento trovano soluzioni efficaci e rapidissime  nelle tecniche di Programmazione Neurolinguistica e nell’Ipnosi.
La Programmazione Neurolinguistica, il Training Autogeno e l’Ipnosi Eriksoniana nascono dallo stesso alveo  ed hanno lo scopo comune di contribuire al benessere psicofisico dell’uomo.

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